Leucemia mieloide cronica: nuovo importante studio firmato Bicocca-San Gerardo di Monza

In prossimità della Giornata Mondiale della Leucemia Mieloide Cronica del 22 settembre, arrivano importanti novità dal team di ricerca coordinato dal professor Gambacorti Passerini di Milano-Bicocca e Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza.

La Leucemia Mieloide Cronica (LMC) è una forma di leucemia che grazie all’avvento di farmaci specifici (inibitori di tirosino chinasi) è passata da una aspettativa di vita di 2-3 anni ad una identica a quella della popolazione generale. Questo fatto ha determinato un continuo aumento del numero dei pazienti affetti da questa malattia, che è stimato a circa 2 milioni nei paesi sviluppati.

In presenza di una risposta ottimale, definita come almeno 4 anni di terapia e presenza di un residuo minimo di cellule leucemiche (meno di 1/10.000) è usuale proporre al paziente di sospendere la terapia. È noto che circa la metà dei pazienti devono riprendere la terapia a causa della recidiva della LMC, ma la pratica della sospensione è comunque sicura in quanto la ripresa della terapia porta ad una nuova remissione in praticamente tutti i pazienti. Sono stati tuttavia descritti alcuni casi in letteratura nei quali la sospensione della terapia si è associata ad una progressione della LMC, alla sua evoluzione in una leucemia acuta, e in alcuni casi anche alla morte del paziente. Queste descrizioni di singoli casi non permettono però di quantificare il rischio di questo drammatico evento.

Sono stati recentemente pubblicati sulla rivista American Journal of Hematology i risultati dello studio TFR-PRO.

Questo studio, iniziato nel 2017 e coordinato dal professor Carlo Gambacorti Passerini, professore di Ematologia presso l’Università Milano-Bicocca e direttore della Struttura complessa di Ematologia presso la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza, ha arruolato 906 pazienti affetti da LMC seguiti in centri italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e canadesi.

I pazienti dovevano essere candidabili alla sospensione della terapia e sono stati seguiti indipendentemente dalla loro decisione se sospendere o no la terapia stessa. Circa il 40 per cento di essi non ha in effetti sospeso la terapia mentre il 60 per cento lo ha fatto. Dopo un tempo di monitoraggio mediano dei pazienti superiore a 5 anni e oltre 5000 anni di follow up disponibili, è stato registrato 1 unico caso di progressione di malattia in un paziente tedesco di 45 anni: una frequenza di circa 1 caso su 1000, e che per di più si è verificato nel gruppo di pazienti che non aveva sospeso la terapia.

Questi dati permettono di concludere che nei pazienti con risposta ottimale, la progressione della LMC rappresenta un evento molto raro ma possibile, nell’ordine tra 1/10.000 e 1/1.000, ma che non è legato alla sospensione della terapia.

Questi risultati inoltre indicano la grande importanza della assunzione regolare della terapia prima della sua sospensione, e di un monitoraggio ottimale da parte del medico dopo la sospensione.

Al San Gerardo un’arma in più per combattere la leucemia grazie a un innovativo test finanziato da Luce e Vita.

Da circa un mese i pazienti con leucemia mieloide acuta ricoverati presso la ASST di Monza, in particolare all’ospedale San Gerardo, avranno un’arma in più per combattere la leucemia: un test in grado di individuare alterazioni geniche non identificabili con le normali metodiche.
Il nuovo test è frutto della collaborazione con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca ed è finanziato grazie all’aiuto della Associazione Luce & Vita che da anni sostiene i progetti dell’Ematologia del San Gerardo.

«Con questo esame – spiega Carlo Gambacorti Passerini, direttore dell’Unità di Ematologia del San Gerardo e professore di Ematologia all’Università di Milano-Bicocca – possiamo individuare mutazioni in ognuno dei 101 geni che abbiamo selezionato come frequentemente mutati in questo tipo di leucemie. Inoltre questo test viene completato con una seconda analisi che individua fusioni tra parti di geni diversi nelle cellule leucemiche».

Due i vantaggi dall’uso di questa metodica di Next Generation Sequencing (NGS) come conferma il professor Gambacorti: «Il primo è la capacità di identificare mutazioni in geni che possono essere trattate con farmaci specifici, più attivi e meno tossici della chemioterapia. Il secondo permette, sempre utilizzando i risultati ottenuti dai due test, di poter monitorare la quantità di cellule leucemiche rimaste dopo la terapia, con una sensibilità di una cellula su 10.000, mentre le metodiche attuali si fermano al 5 per cento, quindi aumentando la sensibilità di 5.000 volte (come mostrato nelle figura allegata)».

Esperimento di Exome sequencing che mostra l'amplificazione di piccole parti dei cromosomi 9 (arancio) e 22 (rosso-blu) come indicato dalle frecce rosse e blu.

In questo modo, decisioni terapeutiche quali cambiare farmaci, interrompere una terapia o al contrario aumentarne dosi e procedere al trapianto di midollo possono essere anticipate anche di mesi, con indubbi vantaggi per il paziente, evitando terapie tossiche quando queste non sono necessarie, e parimenti decidendo in anticipo quando incrementarne invece l’aggressività delle terapie, utilizzandole nel momento ottimale per massimizzarne gli effetti.

«Grazie alla ricerca e alla collaborazione tra l’Università Milano-Bicocca e l’ASST di Monza – sottolinea il Direttore generale Matteo Stocco – diamo una ulteriore dimostrazione di attenzione nei confronti di pazienti affetti da patologie importanti come la leucemia mieloide acuta, consentendoci di essere tra le eccellenze non solo regionali ma anche nazionali».