Competenze Infermieristiche in Ematologia: realtà attuale e prospettive di sviluppo

Lo scorso 9 febbraio si è tenuto il corso di formazione per Infermieri di Ematologia “Le Competenze Distintive dell’Infermiere di Area Ematologica: realtà attuale e prospettive di sviluppo”.

L’evento ha visto la collaborazione e la partecipazione attiva, oltre che degli Infermieri dell’Ematologia Adulti dell’Ospedale San Gerardo di Monza, anche degli Infermieri dell’Ematologia dell’Ospedale Niguarda di Milano (dott.ssa Paola Santa Galafassi e dott.ssa Gianpiera Lanzo) e dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (dott.ssa Giorgia Gobbi); si è svolto nell’arco dell’intera mattinata, con una serie di interessanti relazioni su argomenti specifici dell’Assistenza Infermieristica al paziente onco-ematologico.

È stata un’occasione importante per porre l’attenzione su un argomento per noi essenziale.

Essere Infermieri in Ematologia presuppone il possesso di Competenze che spesso non si riscontrano in altri ambiti dell’assistenza infermieristica. Come constatato nel quotidiano delle nostre attività, l’Ematologia è un’area clinica molto specifica sia per la varietà delle patologie che essa tratta, sia per gli interventi assistenziali-terapeutici da mettere in atto.

Il corso di formazione ha permesso di definire e descrivere al meglio quali sono le Competenze che l’Infermiere di Ematologia debba possedere, al fine di poter garantire un’assistenza infermieristica di qualità ai suoi pazienti.

Chi è il paziente onco-ematologico? La risposta a questa domanda permette di introdurre le esatte modalità di approccio alla persona, punto di partenza da cui muove la messa in atto di tutte le Competenze Infermieristiche.

Il paziente onco-ematologico è complesso nelle sue condizioni cliniche, fragile nel suo stato psicofisico, imprevedibile e instabile in relazione all’evoluzione della sua malattia e delle problematiche di salute ad essa connesse; le Competenze Infermieristiche nella valutazione delle sue condizioni, in maniera costante e sempre attuale, sono fondamentali e prevedono la messa in pratica di conoscenze globali. Si tratta di Competenze non prettamente tecniche, ma che includono anche l’aspetto relazione-emotivo fin dalle prime fasi di approccio.

Al momento della comunicazione della diagnosi di malattia e della proposta terapeutica, il saper comunicare in maniera adeguata quanto accade e quanto accadrà fornisce un rinforzo positivo al paziente, che in quanto tale si sentirà rassicurato e adeguatamente informato circa la “nuova vita” che questi dovrà affrontare, dapprima in Ospedale e poi al domicilio dopo la dimissione. Molta importanza deve essere data all’aspetto relazionale-educativo soprattutto in quelle condizioni, purtroppo frequenti, in cui al paziente manca un adeguato sostegno familiare e sociale.

Per i pazienti affetti da malattia onco-ematologica, le infezioni costituiscono uno dei principali rischi di aggravamento dello stato di salute. Oltre al saper educare il paziente circa gli accorgimenti igienico-sanitari che questi deve mettere in atto sulla sua persona (frequente igiene personale, con particolare attenzione all’igiene della bocca e delle parti intime, cura della cute, adeguata alimentazione, ecc…), sono importantissimi gli interventi che l’Infermiere deve saper attuare al fine di azzerare ogni rischio. A tal proposito, l’igiene delle mani è una misura tanto semplice quanto essenziale, che viene eseguita sempre prima e dopo qualsiasi contatto col paziente onco-ematologico, oltre che prima e dopo tutta una serie di situazioni assistenziali specifiche.

La prevenzione di qualsiasi rischio di natura infettiva prevede anche un’adeguata cura e gestione degli accessi venosi vascolari, motivando lo stesso paziente ad averne adeguata cura al momento della dimissione al domicilio.

Qualunque strategia educativa si basa sull’alleanza terapeutica tra Operatori Sanitari, pazienti e familiari.

I trattamenti terapeutici delle malattie ematologiche prevedono l’utilizzo frequente di farmaci chemioterapici che, come è noto, sono essenziali nella lotta alla malattia, ma di contro posso dare diversi effetti collaterali.

Nausea e vomito, oltre che perdita di capelli, sensazione di fatica e debolezza, stitichezza o diarrea, sono i sintomi prevalentemente associati alla chemioterapia. La corretta somministrazione di farmaci specifici può contenere la tossicità dei chemioterapici, al fine di evitare ulteriori complicanze derivanti dal persistere dei disturbi sopracitati. Un momento educativo importante si basa anche sul consigliare ai pazienti, sia durante i trattamenti che subito prima o subito dopo, di evitare cibi che possano favorire disturbi gastro-intestinali, non consumando cibi irritanti o dai sapori piuttosto forti.

Alla chemioterapia tradizionale si affiancano ulteriori strategie terapeutiche, quali il trapianto di cellule staminali emopoietiche o l’infusione di cellule CAR-T.

Il trapianto di cellule staminali emopoietiche è una delle procedure esclusive dell’Area Ematologica; l’Infermiere che si occupa del paziente onco-ematologico sottoposto a trapianto di cellule staminali possiede delle Competenze adeguate al fine di gestire al meglio sia la procedura in sé, ma anche tutte le complicanze connesse al trapianto.

Le accortezze che vengono messe in atto per i pazienti sottoposti al trapianto di midollo cominciano soprattutto dalla sterilità delle camere di degenze, singole per i pazienti sottoposti a trapianto allogenico. Viene accentuata l’importanza degli accorgimenti di natura igienica per i pazienti sottoposti a trapianto, al fine di evitare situazioni di notevole rischio infettivo.

Saper individuare in tempo le complicanze precoci o tardive del trapianto di midollo osseo, tra cuila Graft-versus-Host-Diseas (GvHD) e la Veno Occlusive Disease (VOS), rientra tra le Competenze principali dell’Infermiere di Trapianto; la corretta gestione e risoluzione di queste segna un passaggio decisivo verso la completa ripresa del paziente.

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha permesso di mettere a punto un’ulteriore strategia terapeutica per la lotta ad alcuni tipi di malattia onco-ematologica; è il caso delle cellule CAR – T, il cui utilizzo terapeutico si colloca nel contesto di un trattamento in cui i linfociti T prelevati da un paziente vengono reinfusi nell’organismo di quest’ultimo, dopo essere stati trattati al fine di rendere ancor più efficace e specifica l’azione contro la patologia in atto.

L’utilizzo delle cellule CAR-T si colloca entro specifici parametri clinici e il saper individuare e trattare per tempo le reazioni infiammatorie importanti derivanti dalla loro infusione rientra tra le nuove Competenze richieste all’Infermiere di Area Ematologica.

Alla luce di quanto esposto sopra, è evidente come siano tantissimi gli aspetti che differenziano l’Ematologia dagli altri ambiti clinico-assistenziali, sia in termini di patologie da trattare che di interventi da mettere in atto nei confronti di una popolazione molto particolare.

Per queste ragioni crediamo fortemente che la formazione continua per gli Infermieri di Area Ematologica non debba mai fermarsi, allo stesso modo anche i momenti divulgativi nei confronti di una popolazione che spesso non coglie in pieno quanto specifico e peculiare sia il nostro agire professionale.

 

Filippo Ingrosso e Marianna Leone

Infermieri dell’U.O. di Ematologia Adulti – C.T.A. dell’Ospedale San Gerardo di Monza

FIDUCIA: L’ INIZIO DI UNA RELAZIONE CHE CURA

Fiducia: l’inizio di una relazione che cura

“In principio è la relazione”

(Martin Buber)

Ringrazio l’Associazione per l’opportunità di poter scrivere a riguardo del tema della Fiducia all’interno del lavoro psicologico. Ho accolto con piacere questa richiesta perché credo che la fiducia rappresenti l’atteggiamento interiore che sta alla base dell’inizio di una qualsiasi relazione, specie se di carattere terapeutico. In questo caso, la fiducia è sicuramente uno dei punti di partenza per l’instaurarsi di una “buona alleanza di lavoro” tra paziente, familiari e curanti. Fattore capace di trasformare realmente la relazione d’aiuto in una relazione di cura, di effettivo sostegno nel momento critico correlato alla diagnosi e all’inizio delle terapie.

Il tema, per altro, mi riguarda in prima persona in quanto riconosco la fiducia che è stata riposta in me dall’Associazione Luce e Vita nel momento in cui mi è stato chiesto di sostituire la Dott.ssa Katia Amodio durante il suo periodo di maternità. Da luglio 2021, infatti, mi occupo di sostenere psicologicamente i famigliari dei pazienti della clinica Ematologica Adulti dell’Ospedale San Gerardo ASST Monza e questa esperienza mi sta permettendo di cogliere la centralità stessa del tema.

Mi risulta sempre più evidente quanto la fiducia rappresenti l’elemento basilare di ogni incontro psicologico, al fine di costruire una solida matrice di accoglimento, ascolto e di rielaborazione dei vissuti provati dai familiari durante l’esperienza traumatica della malattia dei loro cari. Il tema stesso della fiducia risuona con quanto compiuto da ciascuno di loro nell’atto di dover delegare la cura sanitaria dei propri cari all’équipe onco-ematologica (aspetto maggiormente presente nei colloqui con famigliari di pazienti seguiti in regime di ricovero ospedaliero, in Centro Trapianti o in Reparto).
La fiducia nei curanti è dunque il primo passo da compiere verso la guarigione, base sicura per ogni percorso di cura.

Il bisogno di affidarsi può presentarsi in molte fasi della vita di ognuno, specialmente quando non ci si sente in grado di affrontare da soli la moltitudine di sfide che la vita presenta. La fiducia verso l’Altro è un sistema che fa parte della natura umana, poiché necessario alla sopravvivenza ed ha origini molto antiche. Alla nascita ogni neonato si trova immerso in una realtà molto complessa che non è in grado di decodificare da solo. Nasce, così, il bisogno di affidarsi ai propri simili e, conseguentemente, nasce la capacità di fidarsi dell’Altro.

Tutto ciò riaccade durante una prima esperienza di presa in carico onco-ematologica. La comunicazione di diagnosi, e la conseguente attivazione di protocolli terapeutici, apre un mondo nuovo, spesso traumatizzante o angosciante, in cui, sia nel ruolo di paziente che in quello di familiare, ci si ritrova spesso sprovvisti di esperienze precedenti, punti di riferimento e conoscenze adattive. Ci si sente spaesati, spesso spaventati, con la conseguente necessità di doversi necessariamente affidare all’equipe multidisciplinare, così che si possano attivare tutta una serie di risposte o servizi volti alla presa in carico di ciascun bisogno di cura (sanitario, psicologico, sociale, fisioterapico, etc.). L’esperienza di poter essere compresi e ben curati genera poi un senso di sicurezza e fiducia per il proseguo delle cure, la possibilità di intravvedere il superamento del trauma e di poter fare rientro nel proprio stile sano e routinario di vita.

Questo è quanto accade anche all’interno della relazione psicologica supportiva tra paziente/familiare e psicologo. Allo stesso modo, infatti, la presa in carico psicologica fornisce via via “un luogo e un tempo sicuri” in cui il paziente e i suoi familiari possano sentirsi sostenuti nell’attraversare i cambiamenti che avvengono durante le diverse fasi della terapia (inizio cure; possibili ricoveri in reparto o in CTA; ripresa psicofisica a fine terapia; gradualità di reinserimento dentro stili di vita liberi da impegni sanitari; etc.).

In questi mesi ho avuto la possibilità di incontrare molte persone, diverse tra di loro, ma accumunate dal bisogno di cercare un proprio spazio di rielaborazione e confronto con se stessi.

Utilizzo volutamente la parola “incontro”, poiché è proprio dall’unione delle nostre reciproche disponibilità che prende vita e si co-costruisce quel profondo senso di fiducia che risulta poi necessario per lavorare insieme. Guardare insieme le cose che fanno male ed anche quelle che possono contribuire alla ricerca del bene, dando voce ai bisogni, alle paure ma anche riconoscendo le risorse interne ed esterne a se stessi, tutto ciò che può aiutare a riequilibrare, donare vigore, forza, coraggio, senso di direzione.  Sempre più mi accorgo, quanto l’empatia, accompagnata da specifiche competenze tecniche e professionali, aiuti a comprendere il mondo di affetti, sentimenti, speranze, paure e sogni che ciascuno trattiene dentro di sé. Quell’incontro sicuro ed autentico tra paziente/familiare e psicologo, dove la professionalità di quest’ultimo deve proiettarsi nel saper ascoltare, accogliere e sintonizzarsi con quanto l’altro dice e non dice, con quanto esprime con le parole e quanto trasmette con le azioni, con i propri comportamenti o attraverso le proprie rinunce, assenze, silenzi ed omissioni.

Spesso il dolore necessita infatti di strade alternative, parole che non si sanno pronunciare o che non trovano suoni, significati convenzionali, codici per spiegare ciò che il proprio cuore con coraggio regge dentro di sé. La fiducia è dunque nutritiva e basilare. Permette quel contatto profondo, all’interno del quale, viene favorita l’espressione delle proprie emozioni, in un’atmosfera di sostegno dove è presente un genuino e vivo interesse per l’esperienza attraversata. Con un comune obiettivo, quello di poter raggiungere gradualmente un maggiore benessere intrapsichico ed interpersonale, risanando le proprie ferite ed acquisendo consapevolezza di sé, dei propri cambiamenti, di quanto si sia stati capaci di rafforzarsi dentro una delle esperienze di vita più provanti, per sé e per la propria famiglia. Ed è per questo che ho trovato opportuno iniziare “da qui”, dentro un ruolo professionale che crei complicità d’intenti e vicinanza, per il tempo che sarà necessario ed oltre, ciascuno dentro i propri ricordi, esperienze di cura anche emotiva, pensieri scoperti con fiducia, insieme, e che hanno aiutato reciprocamente a crescere.

Dott.ssa Martina Ladislao
Psicologa Psicoterapeuta Associazione Luce e Vita

La Nostra Stella sei TU

Da 29 anni le nostre stelle illuminano il Natale di tanti malati di leucemia.
Non sarà un Natale come gli altri, ma potrà essere comunque una Festa di amore e solidarietà.
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  • Dopo aver fatto la tua donazione potrai già ritirare (per tutto il mese di dicembre) la tua Stella presso la Floricoltura Ernesto Radaelli di Andrea e Paolo a Lissone in Via Manin, mostrando la ricevuta di donazione.
  • Con l’iniziativa delle stelle sospese, fai un duplice gesto: sostenere la nostra Assistenza domiciliare per i pazienti ematologici più fragili, e regalare la tua Stella a un medico/infermiere/operatore dell’ Ospedale San Gerardo di Monza!! Noi consegnere le stelle per te!
  • Condividi la nostra iniziativa, raccogli gli ordini tra amici/parenti/colleghi e contattaci a segreteria@luceevita.it per poter ritirare le tue stelle. Aiutaci a distribuire le stelle sul territorio e impegnati con noi in prima persona nella lotta contro le leucemie!